La Nuova Sardegna

Italia sotto choc

Lo stupratore sardo diventa caso nazionale: chi è e cosa ha fatto Massimiliano Mulas

di Ilenia Mura
Lo stupratore sardo diventa caso nazionale: chi è e cosa ha fatto Massimiliano Mulas

Arrestato a Mestre per violenza contro una 11enne. Da Zaia al Patriarca: «25 anni di reati, perché era in libertà?»

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Sassari «Come è possibile che un individuo già condannato per tre violenze sessuali – scrive il presidente del Veneto Luca Zaia sui social – possa tornare a macchiarsi di uno dei peggiori crimini concepibili, pedinando, braccando e violentando una ragazzina? Come può essere privo di qualsiasi strumento di controllo? Torno a dirlo: criminali del genere debbono essere messi nelle condizioni di non nuocere più».

Il caso Il caso di violenza aggravata su una bimba di 11 anni a Mestre, avvenuto per mano del 45enne di origine sarda, Massimiliano Mulas, scuote l’opinione pubblica e diventa un caso nazionale. Il ministro Matteo Salvini è chiaro: «Castrazione chimica per pedofili e stupratori: problema risolto, come peraltro già fanno altri Paesi europei. E non capisco perché solo la Lega – e pochissimi altri – porti avanti questa battaglia di civiltà».

Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le accuse sono pesantissime: violenza sessuale aggravata su minore, oltre la violazione di domicilio. Fermo convalidato per il reato che avrebbe commesso nei confronti di una minore, una bimba di 11 anni, a Mestre. Dopo la scena muta davanti al gip, il 45enne Massimiliano Mulas, residente a Tempio, con una vita da vagabondo negli ultimi anni, fra Cuneo, Perugia, Torino e Spoleto, resta nel carcere di Santa Maria Maggiore, a Venezia, dove si trova in isolamento. Il cognome è sardo, ma lui è nato a Bruchsal, Baden-Württemberg, in Germania. Alle spalle una sfilza di procedimenti penali per reati simili. Tutti a sfondo sessuale. Nei confronti del 45enne, il «profondo sdegno» della comunità veneta è unanime.

L’avvocato Difeso dal penalista cagliaritano Ignazio Ballai, Mulas ieri mattina non ha risposto alle domande poste dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Venezia, Alberto Scaramuzza. «La questione è complessa», spiega il legale che lo assiste da quando Mulas scontava una condanna per violenza sessuale nel carcere di Lanusei «sto valutando gli atti e non escludo di chiedere al pm che il mio assistito venga sottoposto a interrogatorio». Ballai non esclude neppure una perizia psichiatrica.

Le indagini A ricostruire l’episodio di violenza che ha scosso l’Italia, i militari del nucleo informativo della Compagnia dei carabinieri di Venezia che in queste ore stanno ricostruendo nel dettaglio i movimenti fatti da Massimiliano Mulas prima e dopo l’aggressione alla piccola studentessa, avvenuta la sera del 10 aprile scorso. Prima di varcare il portone di un palazzo in viale San Marco, Mulas avrebbe seguito l’undicenne, appena uscita dalla palestra, pedinandola per strada, in tram e fino a casa, dove la bimba, che si era accorta di essere seguita, è arrivata poco prima dell’ora di cena. Dalla palestra al pianerottolo, l’undicenne rimane al telefono con un’amica per cercare di essere monitorata. Ma una volta oltrepassato il portone, Mulas l’avrebbe scaraventata per terra, per poi riuscire a fuggire dopo la violenza nel momento in cui qualcuno, poco distante, sente la bimba chiedere aiuto. È stata la madre a chiamare i carabinieri. Le ricerche sono scattate immediatamente facendo convergere sul posto anche i carabinieri non in servizio quel giorno, che hanno cominciato a pattugliare a piedi le strade vicine.

L’arresto A individuare Mulas, il giovane carabiniere Carmine Tondi, 23 anni, da un anno e mezzo in servizio alla stazione dei carabinieri di Mestre. Mulas aveva perso il marsupio e se ne andava in giro senza documenti. Il suo atteggiamento sospetto, alla stazione dei treni della città veneta, ha indotto il militare ad avvicinarsi. Una volta chieste le generalità, la conferma che si trattasse dell’uomo ricercato per la violenza sessuale ha fatto scattare l’arresto avvenuto in poche ore dalla fuga del 45enne dal luogo dove avrebbe usato violenza sulla bambina. Un fatto grave, da confermare. Le prove sarebbero schiaccianti. Il gip ha disposto la misura cautelare in carcere, isolamento sotto strettissima sorveglianza, come richiesto dal pubblico ministero Anna Andreatta nei confronti dell’indagato sardo con una sfilza di precedenti simili alle spalle.

25 anni di reati Lo sa bene il suo legale Ignazio Ballai che ha in carico denunce e procedimenti penali che riguardano vicende avvenute nel nord della Sardegna. A Tempio Pausania Mulas è andato incontro ad un processo per circonvenzione di incapace ancora in corso. Accusato poi di falso, sempre a Tempio, da quella accusa è stato infine assolto. La sua permanenza nell’isola è stata breve. La scia di reati commessi da Massimiliano Mulas segna il suo passaggio in città come Perugia, Spoleto, Torino, Cuneo e Verona. Le vittime, sempre donne. Che spesso il sardo insegue e minaccia per farsi consegnare denaro. Così sarebbe accaduto a Pieve di Cavalese, nel 2002, quando avrebbe tentato di violentare una turista. Il suo identikit è quello di uno sbandato con ripetute accuse di violenze, arresti e procedimenti penali.

Mulas finisce in carcere anche a Padova. Il 14 settembre 2006, un’altra violenza le cui indagini fanno risalire gli inquirenti ad un altro precedente episodio. A seguire una condanna: otto anni e tre mesi per il doppio tentato stupro di Mulas a 27 anni. In tempi più recenti fra le sue vittime compariranno le minorenni. Sei anni fa, la vittima è una 14enne a Perugia. Dal carcere alla libertà e di nuovo in carcere. Le manette, questa volta, sono scattate a Mestre. Nel giorno della Domenica delle palme, il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, ha lanciato il suio anatema. «Raccapriccio, impotenza e dolore. Il mio pensiero – ha detto – va alla piccola vittima. Impossibile immaginare che cosa rimarrà nella sua anima». 

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