La Nuova Sardegna

Sassari

Tiberio Murgia, una vita acrobatica

di Walter Porcedda
Tiberio Murgia, una vita acrobatica

Oggi e domani a Cagliari l’anteprima del film documentario di Sergio Naitza dedicato al celebre attore sardo

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CAGLIARI. Vite d’artista. Come quella del grande caratterista del cinema italiano degli anni Sessanta, il sardo Tiberio Murgia, scomparso tre anni fa a 80 anni, reso celebre per le sue parti di siciliano in decine e decine di film. Un ritratto a tutto tondo con l’intento « di svelare anche le sue bugie» per cui era famoso, si ritrova nel film documentario scritto e diretto da Sergio Naitza e prodotto da Karel, “L’insolito ignoto – Vita acrobatica di Tiberio Murgia”con la fotografia di Luca Melis, montaggio di Davide Melis, musiche di Romeo Scaccia e suono di Elvio Melas, menzione speciale ai Nastri D’argento 2013 che sarà proiettato in anteprima oggi alle 20 all’Uci Cinemas e domani alle 21 al cinema Odissea (qui anche alla presenza di Benito Urgu), prima di essere distribuito nelle sale sarde.

«Inizialmente volevo scrivere un libro su di lui_ rivela il regista e critico Sergio Naitza _ ma mi resi conto che questo non avrebbe retto. La sua faccia era così espressiva che meritava di essere ripresa sullo schermo. E poi soprattutto l’idea era di raccontare e smentire le bugie cheaveva detto».

Tiberio Murgia, bugiardo e adorabile sbruffone pure.

«Nel documentario si racconta come un giorno arrivò ad Oristano con un’auto decappottabile portandosi dietro due attrici. Faceva così avanti e indietro per il centro sino a che uno gli chiese: "ma me la presti una donna?". Dalle parole si venne ai fatti e Tiberio le prese. Quel giorno ci rimase molto male. In realtà quella passeggiata oristanese con decappottabile Murgia la fece per sbruffoneria e mostrare come fosse diventato famoso. Naturalmente ciò suscitava invidia ... anche questo episodio insomma fa parte dell'anedottica del personaggio».

Un sardo che al cinema indossava la maschera del siciliano.

«Anche nella vita era una persona dalla doppia personalità. Quando gli faceva comodo faceva il sardo, altrimenti giocava il ruolo del siciliano. Viveva continuamente oscillando tra le bugie. Anche la meravigliosa supponenza e alterigia mascherava un po' la sua origine proletaria. Gli piaceva essere qualcuno, ma nella realtà è sempre rimasto il Tiberio sardo venuto su dal niente. Però aveva un talento innato, una capacità mimetica. Era un personaggio dalle mille invenzioni. E questa era la sua forza nell'imporsi in un mondo difficile come quello dello spettacolo».

E accadde grazie a un regista come Mario Monicelli che lo volle nel film "I soliti ignoti" nel ruolo di Ferribotte.

«Monicelli aveva visto lungo e capito che Murgia poteva essere la persona adatta a interpretare quella figurina di siciliano di Ferribotte che poi divenne una maschera. Il cinema di quegli anni, che sfornava film a ciclo continuo, dopo che il film decretò il successo di quella maschera, in realtà ha usato e abusato di quella maschera. Per cui alla fine Tiberio è rimasto imprigionato nel ruolo del siciliano geloso, sospettoso: e da lì non è quasi mai uscito. Ma era una maschera così potente che è diventata un po' come un Arlecchino o un Pulcinella che si rivolta incarnando l'idea di un meridionale dentro uno stereotipo siciliano. Però, mentre Monicelli gli aveva dato un carattere e una forza gli altri non hanno saputo restituirgli la medesima impronta d'autore»

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