La Nuova Sardegna

Sassari

Bonorva, mascherine contro il virus nella fabbrica di materassi

di Giovanni Bua
Bonorva, mascherine contro il virus nella fabbrica di materassi

La storica impresa bonorvese “Il Ghiro” ha convertito parte della produzione. Il titolare Pietri: «In un giorno 50mila ordini, siamo pronti a fare la nostra parte»

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SASSARI. Cinquantamila ordini arrivati in meno di 24 ore, su facebook, al telefono, direttamente allo stabilimento. Con una produzione che, per ora, è arrivata a 3mila pezzi al giorno. Ma potrebbe salire già nel corso della prossima settimana a 10mila. «Ci cercano associazioni, Comuni, enti, imprese, amici, parenti, compaesani. Ci cercavano già da giorni. Ancora prima che iniziassimo. E per questo abbiamo deciso».

Lui è Edoardo Pietri, titolare del “Ghiro”, 50 anni di storia tondi tondi, sette punti vendita a Bonorva, Sassari, Olbia, Nuoro e Oristano. Uno stabilimento a Bonorva che produce materassi, ma anche salotti, poltrone e sommier. Che da ieri ha iniziato a sfornare mascherine in Tnt. «Non quelle ad alta protezione che si usano negli ospedali – sottolinea – ma quelle basiche. Che usano le persone che vanno a fare la spesa, ma anche gli addetti alla vendita, o i dipendenti delle attività ancora attive. Per il momento stiamo procedendo con l'autocertificazione. Attendiamo l'autorizzazione del ministero della Salute che certifichi il prodotto e contiamo di proseguire fino a quando ce ne sarà bisogno».

Mascherine che sono introvabili. E, quando si trovano, costano ormai una fortuna. E qui arriva la storica impresa bonorvese. «Abbiamo visto che, dopo le deroghe concesse dagli ultimi decreti ministeriali, alcuni grossi gruppi nazionali hanno iniziato a convertire parte della loro produzione in mascherine – spiega Pietri – e abbiamo pensato che anche noi avevano gli strumenti, i materiali e tutto il know-how necessario per farlo. Dopo l'esplosione della pandemia avevamo ridotto al minimo la nostra attività e messo una parte dei lavoratori, circa trenta, in cassa integrazione. Ma poi guardandoci intorno abbiamo deciso di richiamare parte dei lavoratori e dedicarli a tempo pieno alla nuova linea produttiva».

La voce si sparge in un amen, e bastano un paio di post di facebook e un giro di telefonate per arrivare all’incredibile cifra di 50mila ordini. «Ci sono Comuni che ne hanno ordinato 5mila, ed enti e associazioni che ne prenderanno centinaia ognuna. Molti le regaleranno, o le useranno per dipendenti e operatori». Il prezzo “di fabbrica” rimarrà assolutamente popolare, poco sopra i costi di produzione. «Quello che ci anima – spiega Pietri – è principalmente il senso di responsabilità. Possiamo dare una mano, facendo quello che sappiamo fare meglio: tagliare e cucire. E chiaramente non è nostra intenzione “fare affari” con questa situazione. C’è però anche un’altra cosa importante: garantire il lavoro dei nostri operai, potere continuare a dargli una busta paga, senza gravare su nessuno. L’emergenza virus è enorme e sconosciuta. Ma bisogna stare attenti anche a un’altra emergenza, quella sociale».

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