La Nuova Sardegna

Sassari

Il borgo semi abbandonato dell'Argentiera in attesa del vero rilancio

di Andrea Massidda
Il borgo semi abbandonato dell'Argentiera in attesa del vero rilancio

Viaggio tra le bellezze e i disservizi del villaggio minerario dismesso nel 1963. Gli abitanti protestano: «Qui manca tutto, dal supermercato all’ufficio postale»

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SASSARI. «L’Argentiera? Bellissima, ma non ci vivrei». Ci vuole molto entusiasmo per decidere di abitare nella frazione sassarese che sino al 1963 era un villaggio minerario allestito per gli operai che dalle cave estraevano piombo, zinco e ferro. Di quell’epopea c’è ormai soltanto il fascino tipico dell’archeologia industriale, roba che però apprezzano i turisti di passaggio: chi resta tutto l’anno riesce a vedere soprattutto lo stato di abbandono.

L’unico market della zona ha chiuso i battenti nel 2007. «Impossibile sopravvivere lavorando soltanto due mesi all’anno in una località con appena una sessantina di residenti fissi», ammettono sospirando un po’ tutti. Ed è desolatamente sigillato anche l’ingresso dell’ostello comunale che, con grandi speranze occupazionali e di rilancio del territorio, era stato inaugurato in pompa magna nel giugno del 2008: le amministrazioni municipali hanno sempre avuto grane con i vari gestori e, dicono i bene informati, pare anche che la potenza energetica fornita dall’Enel non sia sufficiente per alimentare l’intera struttura.

Finito? Macché. La chiesa – di proprietà privata – non accoglie più fedeli da tre anni perché pur essendo molto suggestiva sta cadendo a pezzi e nemmeno la curia sembra interessata a recuperarla. Gli autobus per Sassari – città matrigna a 44 chilometri di distanza – sono stati immaginati per i pendolari e non certo per i villeggianti, tanto è vero che la domenica le corse sono pari a zero. «Chi vuole venire a passare una giornata di mare deve prendere l’auto, altrimenti si attacca al tram che non c’è», commenta sarcasticamente Enrico Sini, consigliere comunale tra i banchi della maggioranza ma anche titolare del delizioso chiosco di Porto Palmas. Poi c’è il problema dell’ufficio postale con sede nella vicina frazione di Palmadula, che ha interrotto il servizio per un rischio crollo evidenziato da svariate ordinanze. Così per ritirare una raccomandata bisogna andare il lunedì o il martedì negli uffici del capoluogo, perché la stazione mobile promessa da Poste Italiane si è parcheggiata in piazza per una settimana e poi è sparita nel nulla. «Tra il Comune e le Poste c’è una trattativa in corso – continua Sini – e speriamo che alla fine dell’estate la questione si risolva una volta per tutte, altrimenti saremo costretti a proteste eclatanti. Ma sono fiducioso, l’amministrazione si sta attivando e non vuole trascurare questa località».

Chi invece appare disilluso è Francesco Podda, ex consigliere della circoscrizione della Nurra, il quale evidenzia l’assenza di servizi persino banali, come ad esempio un bancomat. «Sogno di vedere l’Argentiera sistemata come dovrebbe, ma questa amministrazione comunale è stata capace soltanto di chiudere tutto il borgo minerario con le transenne». Il riferimento è alla viabilità in generale, ma in particolare alla scalinata che porta al mare, costruita appena sei anni fa e al momento interdetta al passaggio per ragioni di sicurezza. «Sembra che l’Argentiera faccia parte del comune di Sassari soltanto in campagna elettorale », conclude Podda.

Sconsolato anche Giampaolo Pulina, dal 2005 titolare del chiosco “El Sombrero”, proprio sulla spiaggia per il sesto anno consecutivo “Bandiera blu”: «Amo questo posto, ma dal Comune vorrei per i servizi la stessa attenzione che la polizia locale ha per i controlli».

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