Viaggio tra i “muri” che soffocano Platamona: villaggi recintati e lasciati a loro stessi
Avrebbero dovuto essere dei quartieri di Sorso a tutti gli effetti ma le convenzioni delle lottizzazioni non sono mai state attuate. Tra loro c’è chi vuole restare “privato” e chi chiede invece al Comune di onorare gli impegni
Sassari Un nodo gordiano che stritola ogni ipotesi di sviluppo del litorale di Platamona. Talmente inestricabile che il consigliere regionale Antonello Peru ha proposto di scioglierlo radendo al suolo tutto e mettendo sul mercato internazionale gli oltre 700mila metri cubi di insediamenti presenti, per ricostruirli ex novo.
I villaggi Una suggestione a lunghissimo termine che si scontra però con la complessa realtà di un progetto nato più di mezzo secolo fa e mai realmente arrivato in porto. Iniziato quando il Comune di Sorso scelse di sviluppare la sua marina, la cui proprietà era enormemente parcellizzata, facendo sorgere una serie di “villaggi”. Lottizzazioni che si reggevano su convenzioni che prevedevano la realizzazione delle opere di urbanizzazione da parte dei lottizzanti e la successiva cessione delle stesse, con le relative aree di sedime, al Comune.
Recinti Previsione mai realizzata, appunto, con le varie lottizzazioni che negli anni, con alterne fortune, hanno realizzato una serie di opere come reti idriche e fognarie, strade e impianti di illuminazione, rete antincendio e aree verdi, trasformandosi, tra le più varie vicissitudini giudiziarie, in enti di natura privata. Il tutto “recintando” quelli che potenzialmente sarebbero dovuti essere quartieri di Sorso e che sono invece super condomini con centinaia di case e migliaia di residenti (almeno nel periodo estivo) ognuno, di fatto completamente fuori controllo.
Castello di carte Il castello di carte costruito in questi decenni potrebbe crollare in un soffio. Se molti villaggi infatti difendono la loro natura privatistica, e chiedono semplicemente al Comune di occuparsi dell’infrastrutturazione, una recente sentenza del Tar, che si è pronunciato sul ricorso proposto da 26 proprietari delle abitazioni che sorgono nell’area pinetata della lottizzazione di San Pietro a Mare a Valledoria, ha ribadito che il trasferimento delle opere di urbanizzazione e la conseguente presa in carico da parte del Comune è un «obbligo inderogabile». Basterebbe insomma il ricorso di un proprietario per far saltare il tavolo.
Liquidazione «Per quanto ci riguarda – sottolinea Ciriaco Coccu, liquidatore di Arboriamar – prendiamo molto seriamente la convenzione firmata con il Comune di Sorso nel 1985. Negli anni i soci della cooperativa hanno realizzato strade, depuratore, rete fognaria, rete idrica e rete telefonica. Opere che sono state collaudate e che siamo pronti a consegnare al Comune perché le prenda in carico. A quel punto la cooperativa si scioglierà e il super condominio che ora unisce 385 immobili diventerà un quartiere, con i proprietari che non saranno più costretti a prendersi carico di tutti i costi dei servizi e delle manutenzioni e in più a pagare le normali tasse comunali. Non so quanti “villaggi” siano nelle condizioni di fare lo stesso, e penso che il Comune approfitti di questo per non risolvere i problemi. Questa enorme zona grigia però finisce per inghiottire ogni ipotesi di sviluppo».
Il progetto Diversa la linea di un altro “colosso”: l’Eden Beach: 34 ettari di insediamento, 333 abitazioni che ospitano a pieno regime fino a 3000 persone. «Il percorso che si è sviluppato negli anni – spiega l’amministratore Angelo Vacca – ci ha portato a diventare un’ente di gestione di natura privatistica. E negli anni siamo andati avanti con conti sani e importanti sacrifici dei proprietari creando campi di animazione, un teatro tenda, punti di ristoro, costruendo un luogo a misura di famiglia. Abbiamo una nostra isola ecologica dove differenziamo i rifiuti. Il ruolo del pubblico a questo punto non deve essere quello di subentrare al privato, ma di metterlo nelle condizioni di ottimizzare quello che abbiamo e che è stato costruito negli anni». «Eden Beach – continua l’amministratore – per fare l’esempio più clamoroso, non ha impianto fognario e le case per problemi normativi, essendo in area sottoposta a doppia tutela ambientale, non possono dotarsi di fosse settiche di ultima generazione. Noi abbiamo 2 milioni per costruire la nostra rete fognaria ma c’è un problema di carattere politico: quale è la direzione tecnica che dobbiamo seguire in questa progettazione? Se io faccio nostra rete fognaria chi la raccoglie? Nella provinciale infatti non esiste l’infrastruttura a cui agganciarci. Ecco, il ruolo del pubblico in questo momento non è subentrare ma curare l’infrastrutturazione. E il futuro di Platamona non si cura sconvolgendola ma valorizzando quello che già c’è».
Acqua sporca Su fogne e depurazione mette l’accento Marino Dessole, amministratore di Villamarina, poco meno di duecento abitazioni: «E impianti perfettamente in regola. Mi chiedo quanti possano dire lo stesso. E soprattutto mi chiedo come si possa parlare di riqualificazione di Platamona senza avere un’idea chiara di chi depura e di chi scarica in mare. Noi abbiamo investito nel depuratore e rifatto di recente l’impianto idrico, riducendo la dispersione del 30%. Ma nella gran parte dei casi per decenni non è stato fatto nulla. Se poi si vuole parlare di un master plan della costa, di un progetto di rigenerazione di uno dei luoghi più belli dell’isola, si sfonda una porta aperta. Ma prima iniziamo dalle infrastrutture, e smettiamo di scaricare acque nere in mare».