Il villaggio Arboriamar verso il comune di Sorso: la cooperativa vuole cederlo
Il super condominio sul litorale con 385 unità immobiliari diventerebbe un quartiere della cittadina. Ma i costi sono enormi
Sassari Potrebbe crollare presto il castello di carte costruito nei decenni sul litorale di Sorso, e travolgere con sé l’incerto futuro di Platamona. Ad accelerare un esito che sembra comunque inevitabile (e che dovrebbe spingere la politica a tutti i livelli a mettere in campo soluzioni immediate e a medio termine) è il caso Arboriamar, uno dei villaggi che ha recintato porzioni di territorio pubblico diventate ad uso privato, e che per primo è pronto ad aprire i cancelli, restituendo al Comune le opere di urbanizzazione realizzate negli anni e con esse la responsabilità di un mega condominio che tornerebbe così ad essere un quartiere della cittadina, disponibile a tutti i fruitori del litorale. E, nel caso che non vengano “accettate” risoluta a presentare un ricorso al Tar, con il Comune di Sorso che ha già nominato un legale per esaminare le carte e attivare le interlocuzioni con la liquidanda cooperativa.
La riunione Una vicenda esemplare quanto controversa, come tutte lo sono quelle che riguardano i villaggi di Platamona, diventata plastica nella riunione, per certi versi drammatica per altri assolutamente inconcludente, dei proprietari delle 385 unità immobiliari, convocata venerdì scorso dall’amministratore del super condominio Mario Perantoni. Riunione chiamata ad esprimersi sulla controversa vicenda della strada di accesso al complesso, con la proposta di realizzarla (come tutte le altre opere) a spese dei proprietari, e a dare un parere sull’ipotesi di ricorso al Tar.
Competenze Inconcludente, si diceva, perché su nessuno dei due punti l’assemblea si è espressa (a essere precisi il secondo non è stato nemmeno discusso) ammettendo implicitamente di non essere legittimata a deliberare su argomenti che non rientrano nelle competenze del super condominio ma sono in carico alla cooperativa che ha siglato, con il Comune di Sorso la convenzione del 1985. Ma comunque fondamentale, perché ha tracciato dei punti fermi che danno ben conto di quanto il ricorso al Tar che la cooperativa si prepara a presentare sia motivato, oltre che sorretto da una robusta giurisprudenza in merito, secondo cui per definizione le opere di urbanizzazione sono opere pubbliche e come tali devono essere previste e realizzate su aree pubbliche o aree di cessione e non certamente su aree private e che le opere medesime, una volta fatte, non tollerano di rimanere in proprietà privata, con conseguente necessità - in ogni caso - del trasferimento della proprietà delle aree di sedime delle opere di urbanizzazione primaria al patrimonio comunale.
La bomba Una vera bomba che potrebbe esplodere dentro il palazzo comunale di Sorso, con il sindaco Fabrizio Demelas che, sulle pagine della Nuova, ha confermato che l’amministrazione, anche se costretta a prendersi in carico il comparto di Arboriamar, e a cascata tutti quelli nei quali anche un piccolo gruppo di proprietari decidesse di fare ricorso, non avrebbe i mezzi economici per «riparare mezzo secolo di errori», e che la vicenda va assolutamente gestita con un tavolo tecnico-giuridico e un indirizzo politico sovra comunale o meglio metropolitano. Parole sposate dai tanti che sul tema sono intervenuti, tra cui il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia ma anche il suo avversario alle scorse comunali (e assessore all’urbanistica uscente) Nicola Lucchi che però, mentre la politica traccia scenari a medio termine, rischiano di non essere sufficienti ad arginare un crollo che potrebbe partire dalle aule giudiziarie.
Precedenti Non sarebbe la prima volta: nel dicembre del 2022 infatti il Tar, pronunciandosi sul ricorso proposto da 26 proprietari delle abitazioni che sorgono nell’area pinetata della lottizzazione di San Pietro a Mare, dopo otto anni di braccio di ferro, ha imposto al Comune di Valledoria di prendere in carico le opere di urbanizzazione della lottizzazione realizzate in base a una convenzione stipulata nel lontano 1983. Opere che inoltre, a differenza di quelle di Arboriamar, non erano nemmeno state tutte realizzate e collaudate o collaudabili. Il groviglio giuridico non è certo facile da sbrogliare, e ben lo dimostra la discussione avvenuta sulla strada di accesso al comparto di Arboriamar, che in realtà doveva essere realizzata nella parte ovest della lottizzazione e avrebbe avuto innesto alla strada provinciale con svincolo a raso, all’altezza dell’ultima discesa al mare, mai realizzata. Ora invece è il riadattamento di un sentiero pedonale (peraltro di proprietà del Comune) che ha bisogno di urgenti interventi di allargamento e messa in sicurezza. Interventi che, secondo la cooperativa, avrebbe dovuto realizzare il Comune di Sorso, ammesso nel 2006 al passivo del fallimento Arboriamar ricevendo oltre 350mila euro e dichiarando che avrebbe direttamente provveduto alla realizzazione delle opere di urbanizzazione secondaria e in particolare ad adattare la strada esistente realizzandola con le dimensioni e le caratteristiche da lui stesso indicate e approvate. Nulla però è stato fatto, di come sono stati spesi i fondi incamerati si è persa memoria e la cooperativa, tornata in sella nel 2014, ora ne chiede conto all’amministrazione, pronta a far parlare i giudici. Giudici che forse riusciranno a sbrogliare una matassa inestricabile costruita in decenni di errori di una politica inerte, che rischia di soffocare ogni sogno di rilancio di Platamona e dell’intero litorale del nord ovest.