La Nuova Sardegna

Sassari

L’intervista

«Senza acqua non posso coltivare né pagare i dipendenti»: la rabbia di un agricoltore della Nurra – VIDEO

di Davide Pinna

	Antonio Idini in una serra coltivata a zucchine&nbsp;&nbsp;<strong>(foto e video di Mauro Chessa)</strong>
Antonio Idini in una serra coltivata a zucchine  (foto e video di Mauro Chessa)

Antonio Idini racconta il dramma della sua storica azienda alle prese con siccità e razionamento delle risorse idriche

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Sassari La terra umida e il cielo grigio non traggano in inganno. Le poche gocce di pioggia venute giù negli ultimi giorni, sono poco più che una beffa per le campagne della Nurra, le più colpite dalla siccità in Sardegna. Al punto che, il consorzio di bonifica parla senza remore di «campagna irrigua compromessa» e ha annunciato una strategia di razionamento dell’acqua, che verrà destinata a vite e ulivo – colture pluriennali e considerate di pregio – e taglierà fuori le ortive.

Una scelta duramente contestata, nel corso dell’assemblea degli agricoltori convocata a Guardia Grande ieri lunedì 24 marzo, dal sassarese Antonio Idini, agronomo e agricoltore con un’azienda di sei dipendenti che produce ortaggi e verdure, e consigliere d’amministrazione del consorzio.

La sua famiglia fa questo lavoro da cinque generazioni: «Degli Idini ortolani parlava già Enrico Costa, ma prima le nostre terre erano a Predda Niedda, proprio dove oggi c’è la zona industriale. Vennero espropriati e si spostarono qui a Bancali, portando la terra di Predda Niedda a camion, perché qui è tutta roccia» racconta.

Secondo Idini, la situazione per chi coltiva orticole è tragica: «Rischiamo di veder compromessa non solo la stagione estiva, ma anche quella invernale: l’intera annata agraria. Perché le colture già in atto senza acqua moriranno e a giugno noi dovremmo cominciare a impostare le colture invernali come carciofi, cavoli, melanzane, finocchi, insalate».

La scelta del consorzio è stata quella di salvaguardare vite e ulivo, ma Antonio Idini la contesta: «Che ci sia poca acqua nei bacini è un fatto e nessuno può fare i miracoli. Detto questo, la ripartizione delle risorse dovrebbe avvenire in base alle esigenze. Vite e ulivo hanno bisogno di meno acqua e rischierebbero di affrontare soltanto un calo di produttività, mentre per gli orti sarebbe la fine». 

La proposta di Idini è di svolgere una nuova ripartizione, che salvaguardi un po’ tutte le esigenze: «Quando serve, bisogna aiutare anche vite e ulivo, ovviamente. Ma si faccia un piano adeguato alle reali necessità, senza penalizzare chi coltiva gli orti e chi alleva bestiame. E se non basta si facciano le turnazioni». 

«Io ho sei dipendenti, senza acqua non posso coltivare. Ma come faccio a dire loro di starsene a casa? Qua c’è gente che lavora da 25 anni, che è stata presente nei momenti di difficoltà dell’azienda» aggiunge l’agricoltore.

L’ipotesi di ristori e indennizzi, prospettata dalla Regione, non riscuote nessun successo: «Come faccio a fidarmi? Sto ancora aspettando i soldi della tromba d’aria del 2007, che distrusse le serre, e della siccità del 2017» è il commento amaro di Idini.

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