La barberia che parla sassarese: «Butrea è la nostra scommessa»
Il nuovo salone di Giuseppe Lorenzo Sanna e Antonio Giuseppe Monte al Corso
Sassari C’è un locale al numero 30 di Corso Vittorio Emanuele che ha vissuto tante vite: in origine barberia, poi profumeria, ottica e negozio di prodotti tipici sardi. Ora si chiama La Butrea Barber Shop, e con sé porta il ritorno di un mestiere antico, ma anche una visione nuova.
Due ragazzi, due sedie da barbiere, una saracinesca rialzata in un angolo del centro storico dove, negli ultimi anni, molti avevano scelto di abbassarla per sempre.
Dietro il progetto ci sono Giuseppe Lorenzo Sanna, 30 anni, sassarese, e Antonio Giuseppe Monte, 35 anni, originario di Thiesi. Due amici, due professionisti che hanno deciso di scommettere non solo su sé stessi, ma su un’intera zona della città che da troppo tempo viene raccontata solo attraverso il filtro del degrado e della marginalità.
«Io nel centro ci vivo, e ne sono innamorato», racconta Giuseppe «È una zona troppo sottovalutata. Ma basta guardarsi intorno: gli interni dei locali sono bellissimi, la storia è ovunque, il potenziale enorme».
La loro scommessa parte proprio da qui: aprire non dove conviene, ma dove serve. Non dove è tutto già pronto, ma dove si può ricostruire qualcosa, rimettere in moto relazioni, attività, senso di appartenenza.
L’8 aprile è stata inaugurata La Butrea, tra l’entusiasmo dei commercianti vicini, gli abbracci delle famiglie e l’incoraggiamento dei residenti. «Ci hanno accolto benissimo, ci hanno dato consigli, sono stati accoglienti, contenti», raccontano orgogliosi. Un’apertura che ha già il sapore del ritorno: dopo un’esperienza di lavoro in Australia, Giuseppe ha scelto di rientrare e restare per scommettere insieme ad Antonio su Sassari.
«Ci siamo fatti le ossa facendo corsi per barbieri e facendo esperienza nei saloni, ora vogliamo rimanere e scommettere sul territorio, per fare qualcosa che lasci un segno». Il nome scelto per la bottega è già una dichiarazione d’identità:
La Butrea è un omaggio alla lingua sassarese. «Ci fa piacere essere identitari», spiegano. Anche la comunicazione segue questa linea: i post pubblicati sui social sono in italiano, logudorese e sassarese. Una scelta che dice molto sul modo in cui i due soci concepiscono il loro lavoro: non solo un servizio, ma una presenza viva nel tessuto urbano.
Anche il logo è fortemente simbolico: una torre stilizzata, nei colori bianco e rosso, unisce l’iconografia classica della barberia con quella della città. Tradizione e territorio, intrecciati nel segno di una nuova impresa.
Ma La Butrea non è soltanto un luogo dove tagliarsi i capelli o curare la barba. È un punto d’incontro, un esperimento di micro-comunità urbana. I due giovani infatti stanno già lavorando per costruire una rete con le attività vicine: caffè, piccoli locali.
«Abbiamo intenzione di collaborare, magari offrendo caffè gratuiti ai clienti che vengono anche da noi. Ci interessa creare connessioni, valorizzare chi è qui e tiene duro», spiegano. Il loro pubblico è eterogeneo, ma ben individuato: le persone del quartiere, gli studenti universitari, i turisti. Gente che attraversa il centro e ha voglia di fermarsi, di entrare in un posto che ha un’anima. E finora, dicono, «sta andando tutto sommato bene».
I commercianti passano a salutare, a fare gli auguri, i clienti si affezionano. In una zona dove spesso si parla di abbandono, La Butrea sceglie di parlare di ritorno. Dove si discute di degrado, loro rispondono con presenza, luce accesa, accoglienza. È una barberia, certo. Ma anche un presidio umano. Un modo diverso di stare nel quartiere: con le porte aperte, con il sorriso, con l’ascolto. Giuseppe e Antonio non lo dicono esplicitamente, ma lo si intuisce: la loro scommessa non è solo il loro mestiere, è un pezzo di futuro che vogliono costruire, spalla a spalla, con chi ancora crede che il centro storico possa tornare a essere il cuore pulsante della città.