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Udassi e Colombino a lezione di diritto sportivo al Canopoleno


	<strong>Stefano Udassi e Andrea Colombino</strong> con gli studenti del Canopoleno
Stefano Udassi e Andrea Colombino con gli studenti del Canopoleno

I due dirigenti della società rossoblù hanno incontrato gli studenti del Liceo e hanno illustrato come funziona una società professionistica di calcio

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Sassari Il presidente della Torres Stefano Udassi e il direttore sportivo Andrea Colombino a lezione di diritto sportivo al Canopoleno di Sassari. Questa mattina hanno incontrato gli studenti del liceo per parlare delle regole da seguire in tema giuridico all’interno di una società calcistica professionistica e nel calcio. I ragazzi hanno ascoltato con attenzione e curiosità le parole dei due dirigenti rossoblù.

«Quando un nostro giocatore si realizza – ha spiegato Udassi - noi siamo i più felici al mondo perché è la realizzazione di un sogno per un professionista e soprattutto un uomo. L’organo principale del calcio è la Figc che va dal top club italiano fino alla terza categoria. Nei professionisti cambia giuridicamente tutto. Noi ad esempio siamo dovuti passare, dopo il ripescaggio, da ASD a SRL. Lo Stato e la Regione aiutano le società, ma è importante come vengono amministrati. La Serie C in questo sta facendo molto con Marani ed una figura che a noi sardi sta molto a cuore, Gianfranco Zola».

«Ognuno tira sempre acqua al proprio mulino – ha detto invece Colombino - nel corso degli anni la regolamentazione del calcio è cambiata. Basti pensare a come si è sviluppata tanti anni fa la trattativa per Gigi Riva che ha rifiutato top Club per trasferirsi in Sardegna. Oggi per tante dinamiche tutto ciò non sarebbe possibile e ci sono altri fattori di mezzo. Trattative? Le società che vogliono acquisire un calciatore si propongono sempre con le tasche bucate o cercando di comprare i giocatori a zero. Lo sport ed il calcio sono come il mondo del lavoro e le negoziazioni non sono facili. Il consiglio che posso dare agli studenti è quello di avere il fuoco dentro, perché ci sono tanti modi per lavorare nel mondo professionistico però ci vuole passione e determinazione. Io ho iniziato andando a vedere i ragazzi in giro per l’Italia, lottando contro un certo scetticismo, e alla fine sono diventato professionista».

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