La Nuova Sardegna

«Ecco come sopravvivere al cyberbullismo»

di Grazia Brundu
«Ecco come sopravvivere al cyberbullismo»

Intervista con lo psicologo Luigi Ballerini, autore di tre romanzi dedicati agli adolescenti e ospite del festival “Tuttestorie”

4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Un elogio della realtà per giovani uomini e donne. Per Luigi Ballerini è questo il significato più profondo della sua scrittura. In particolare dei suoi libri più recenti, che formano un’ideale trilogia del conflitto tra reale e virtuale: “Io sono Zero”, vincitore del Premio Bancarellino 2016, “Imperfetti” e “Cosa saremo poi”, scritto insieme a Luisa Mattia, con la quale il 5 ottobre Ballerini sarà a Cagliari (16.30 all’Exma) per incontrare il pubblico del festival di letteratura per ragazzi “Tuttestorie”. Si parlerà di bullismo e di come uscirne. Partendo proprio da “Cosa saremo poi”, che di quella forma di violenza affronta il lato “virtuale”, il cyberbullismo, tipico dei social network e spesso più devastante del bullismo da aule scolastiche. La protagonista del romanzo, Lavinia, ha quattordici anni e qualche chilo in più, i lettori sanno fin dalle prime pagine che ha appena tentato il suicido. L’ha fatto perché, innamorata di Falco, il bullo della scuola, ha ceduto alla sua richiesta di mandargli delle foto sexy su whatsapp. E lui, senza perdere tempo, le ha fatte girare tra i compagni di classe, innescando una catena di ricatti e sarcasmo.

Quella di Lavinia è una storia come tante, troppe. Le cronache sono piene di ragazze e donne (ma c’è anche qualche uomo) che pagano caro, a volte fino alle conseguenze più estreme, un momento di ingenuità o il desiderio legittimo di essere amate. «È una storia – spiega l’autore – favorita dalle chat, che hanno smaterializzato il rapporto tra le persone, oltre ad avere un effetto disinibente, per cui mi permetto di dire ciò che non direi a voce e di esporre parti del mio corpo come non farei in un altro contesto. Il rischio, per i più giovani, è andare incontro a un bullismo ancora più subdolo, perché avviene in un posto che non è fisico, e dove non ci sono adulti che possano impedirlo», continua Luigi Ballerini, che, oltre ad essere scrittore e commentatore sui temi del rapporto genitori-figli per il quotidiano “Avvenire”, è anche psicoterapeuta. E specifica: «Se ho un persecutore in classe, quando torno a casa respiro un po’, ma se ce l’ho in rete mi segue ovunque».

Viste le premesse, “Cosa saremo poi” avrebbe potuto calcare la mano sulla violenza, sulle cattiverie, sul tentativo di Lavinia di togliersi la vita. Invece il romanzo evita i toni drammatici per concentrasi su quel “poi” del titolo, sul fatto che la vita non finisce a quattordici anni, solo perché qualcuno decide di distruggere la tua autostima, o di etichettarti come una “facile”. Per Luigi Ballerini «è possibile uscire da una situazione difficile e ripartire. Però non da soli. L’aiuto degli altri è fondamentale. È importante circondarsi di amici fidati. È vero che il bullismo vive di paure e connivenze, ma tra i coetanei qualcuno disposto a schierarsi dalla parte della vittima di solito si trova. Bisogna far capire a chi sta intorno che denunciare un sopruso non vuol dire fare la spia o essere un infame».

Un ruolo importante, nel romanzo e nella realtà, è soprattutto quello degli adulti. Non necessariamente i genitori, ma comunque persone che si dimostrino all’altezza della fiducia accordata. Come Bianca, l’insegnante di teatro della protagonista: «Un’adulta affascinante – dice Ballerini – perché non cerca, in maniera patetica, di farsi passare per un’adolescente e non fa l’amicona, ma è seria, sa ascoltare e motivare». Proprio grazie a Bianca, Lavinia riscopre l’importanza del mondo reale e delle amicizie vissute senza i filtri degli schermi dei computer. Come era già accaduto per i protagonisti di “Io sono zero” e “Imperfetti”, i due libri precedenti di Luigi Ballerini. Nel primo, un po’ come nel film “The Truman Show”, il protagonista vive per anni, a sua insaputa, in una realtà virtuale finché un blackout lo costringe a uscire nel mondo reale. Il secondo è invece un romanzo distopico ambientato in una società dove chi non è geneticamente perfetto sembra destinato a soccombere.

Tutti i libri di Ballerini hanno però un epilogo positivo. I suoi adolescenti non sembrano seriamente minacciati dalla sindrome degli “hikikomori”, che invece colpisce molti di quelli giapponesi, auto-relegati in casa per anni. «In Italia i casi altamente patologici sono ancora molto limitati. Però, nella mia esperienza di psicoterapeuta, vedo che anche qui inizia ad esserci il rischio di un “ritiro sociale”, soprattutto per i ragazzi che smettono di andare a scuola, che il mattino non riescono ad alzarsi e ad uscire, e che evitano i rapporti sociali».

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
L’allarme

Chiama il 112 e dice di avere ammazzato la moglie, ma era una trappola per fare una strage: arrestato

di Luca Fiori
Le nostre iniziative