La Nuova Sardegna

Templari in Sardegna: monaci guerrieri, le tracce svelate

di Gabriella Grimaldi
Templari in Sardegna: monaci guerrieri, le tracce svelate

Una piccola croce a sbalzo sulla parete interna di una monofora nella chiesa di San Pietro delle Immagini a Bulzi, alcuni segni sulle pareti del santuario di San Pancrazio a Sedini, la storia...

08 dicembre 2018
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Una piccola croce a sbalzo sulla parete interna di una monofora nella chiesa di San Pietro delle Immagini a Bulzi, alcuni segni sulle pareti del santuario di San Pancrazio a Sedini, la storia mirabolante del giudice Gonario II di Torres che andò in Terra Santa e si fece monaco e alcune lettere inviate dal papa Clemente V. Sono le tracce più eloquenti del passaggio dei Templari in Sardegna. Proprio così: i monaci guerrieri protagonisti di tante imprese (fra cui le Crociate) e di altrettante leggende, hanno avuto interessi nell’isola tra il 1100 e il 1300, hanno finanziato la ristrutturazione di chiese, hanno avuto contatti con i governanti del tempo. A sostenerlo è don Francesco Tamponi, direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi di Tempio-Ampurias e delegato regionale per i Beni culturali. È un esperto d’arte sacra, grande conoscitore del patrimonio ecclesiastico dell’isola e della storia della Sardegna, sostenitore di teorie talvolta controverse. Ora, ad esempio, è impegnato nella scrittura di un romanzo sull’avventura dei cavalieri Templari nella nostra isola. E a suffragio delle sue tesi ha portato avanti una ricerca da provetto detective durata diversi anni tra gli archivi ecclesiastici a esaminare documenti antichi come i condaghe, custoditi nelle chiese sarde dal Medioevo, a scartabellare materiale di tutti i tipi, a incrociare le vite di personaggi più o meno conosciuti in quell’epoca.

A caccia di indizi

Ciò a conferma di un’idea che lo ha coinvolto e lo coinvolge in maniera intensa in virtù della quale ha anche osservato con occhi indagatori le tante chiese sparse nelle città, nei piccoli centri e nelle campagne dell’isola. Lo scopo era trovare indizi sulla presenza dei Templari in Sardegna, i monaci appartenenti all’ordine più potente della storia del Cattolicesimo: «È un fatto che i Templari si occuparono di ristrutturare parecchie chiese soprattutto nel Nord Sardegna – spiega don Tamponi circondato da migliaia di fascicoli e antichi libri nel suo studio all’interno del Museo Diocesiano in pieno centro storico a Tempio Pausania –. Lo dice la modalità stessa con cui alcuni templi sono stati realizzati. I monaci dell’ordine sostenuto da Bernardo di Chiaravalle hanno da sempre adottato tecniche particolari e molto sofisticate per costruire le chiese. Alcune di quelle tecniche sono a mio parere ben visibili anche in alcuni nostri santuari. Ad esempio, in quello di San Pietro delle Immagini a Bulzi che ancora oggi funziona perfettamente come un orologio solare attraverso un sistema di finestre che veicolano i fasci di luce». Secondo Don Tamponi soltanto una squadra specializzata (si chiamavano Quatre de chifre e venivano dalla Francia) poteva aver portato a compimento un progetto di quel tipo.

Grandi imprenditori

Operazioni, quelle di finanziare la realizzazione di chiese o la loro ristrutturazione, che i Templari utilizzavano per rafforzare la loro presenza nei territori di tutta Europa. Addirittura Don Francesco Tamponi afferma che in Gallura, precisamente a Luogosanto, si trovano i resti di una precettoria, una sorta di azienda come quelle che i monaci avevano realizzato per produrre ricchezza. Erano grandi imprenditori, i Templari, soprattutto i contabili che non andavano a combattere in Terra Santa ma restavano nel vecchio continente a occuparsi degli affari. Gran parte del patrimonio i monaci guidati da Ugues De Payns lo avevano accumulato con idee avveniristiche tipo una carta di credito ante litteram a nome dei nobili europei che scortavano nei loro pellegrinaggi in Terra Santa. I Templari in sostanza, forti di una scrittura privata rilasciata dal signore di turno, anticipavano il danaro che occorreva per affrontare il lungo viaggio e garantivano un trattamento a cinque stelle organizzando necessari pit-stop proprio nelle precettorie che possedevano in tutti i Paesi. Ovviamente assicuravano protezione nelle zone a rischio a Gerusalemme e alla fine del viaggio incassavano la cifra pattuita. E proprio una di queste imprese – dice Don Francesco Tamponi – sembra aver riguardato il giudice Gonario II di Torres che nel corso della sua straordinaria vita si recò in Terra Santa accompagnato, a quanto risulta dai documenti dell’epoca, da un tale Robertus Turonensis ovvero Roberto Di Tour, francese, «certamente un monaco templare perché firmava i documenti di viaggio con il nome e una croce patente, quella con i bracci che si allargano nella parte esterna, utilizzata dall’ordine monastico. L’avventura di Gonario nei luoghi sacri ebbe un epilogo clamoroso perché durante una tappa sotto le mura di Damasco, nel corso dell’assedio, connobbe l’allora maestro sovrano dei Templari Everard De Barre del quale diventò amico inseparabile. Al ritorno dalla Terra Santa Gonario ebbe un’illuminazione e decise di farsi monaco. Assieme a Everard, che lascerà i Templari, si presentarono al monastero di Clairveaux in Francia, diretto da Bernardo Di Chiaravalle, e lì rimasero entrambi fino alla morte. Gonario sarà poi Beato». La storia del giudice di Torres secondo le ricerche di don Tamponi, è narrata dalle tavole realizzare da un pittore nella basilica di Saccargia dove si possono ancora oggi ammirare. «Gonario in Sardegna, ristrutturò e completò molte chiese, e questo di sicuro lo fece con l’aiuto economico e progettuale dei Templari. Stiamo parlando, fra l’altro di Saccargia, San Gavino a Porto Torres, dei grandi monasteri cistercensi a Sindia e Uri, di Santa Maria di Tergu, San Nicola a Sedini e San Pancrazio di Nursi, sempre a Sedini sulla vecchia strada per Nulvi».

Mistero a Sedini

Questa chiesa in particolare è avvolta dal mistero perché dall’esterno appare più come una fortezza che una chiesa e sono visibili simboli particolari. La parte inferiore del basamento presenta incisioni nella pietra a forma di sandalo, che si ripetono lungo tutto il perimetro. Mentre meno particolare è la presenza dell’incisione delle lettere alfa e omega dell’alfabeto greco, a testimoniare l’inizio e la fine del mondo, elemento iconografico ricorrente negli edifici religiosi. «All’interno dell’edificio la chiesa presenta particolarità uniche – continua Don Tamponi –: le finestre hanno un’apertura che ricorda più le feritoie di un castello che non quelle di una chiesa. È presente un caminetto, elemento che non rientra negli arredi di una chiesa destinata al culto e sulle pareti si possono riconoscere graffiti come la “triplice cinta”, tipico della simbologia templare». E ancora Tamponi parla di segni sparsi in vari monumenti sacri della Sardegna che stanno a dimostrare il passaggio di questa confraternita così affascinante. Dei Templari si narra che, messi alla guardia del Santo Sepolcro a Gerusalemme dal re crociato Baldovino, cominciarono a scavare nei pressi del Tempio e trovarono un dedalo di tunnel dove pare avessero recuperato il Sacro Graal all’interno dell’Arca dell’Alleanza, il leggendario sangue di Cristo che poi avrebbero trasportato in Europa in qualche luogo supersegreto. Un alone di mistero ha sempre circondato l’ordine monastico ma tante loro opere concrete sono ancora oggi visibili in varie parti del vecchio continente. In particolare in Portogallo dove i Templari innalzarono formidabili castelli-fortezza utilizzando tecniche architettoniche all’avanguardia prese dalle competenze degli antichi romani e dai popoli arabi. Altri indizi dei templari si ritrovano ad Alghero, sopra l’architrave dell’ingresso della chiesa di San Michele, dove si vede la croce patente, e a Romana, sull’altopiano del castello di Monteleone, nella chiesa di Santa Maria della Salute (o de s’ispidale).

Pare che questo edificio sacro dipendesse dalla commenda di San Leonardo de Siete Fuentes, come riportato in un documento, detto “cabreo” redatto nei primi del XVII secolo dall’Ordine di Malta (e a tutt’oggi custodito sull’isola), che lo annovera tra le proprietà templari dell’epoca. Per ironia della sorte la chiesa di San Leonardo de Siete Fuentes, situata nei boschi vicino a Cuglieri, con la distruzione dell’ordine dei Templari all’inizio del Trecento passò, come tutto il resto delle proprietà dell’ordine fondato in Francia, in mano all’Ordine dei Cavalieri di Malta, loro storici antagonisti. In Sardegna la prescrizione di agire contro i Templari arrivò con una serie di lettere di incarico da papa Clemente V al vescovo di Arborea Oddone e così ebbe fine una storia leggendaria di cui però ancora oggi la Sardegna porta i segni.

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