Il cortometraggio sui “cozzari” di Olbia sbarca al Mecal festival di Barcellona
Il titolo è lo stesso di una canzone popolare che a Olbia tutti conoscono, tanto da essere diventata un po’ come l’inno della città
Il titolo è lo stesso di una canzone popolare che a Olbia tutti conoscono, tanto da essere diventata un po’ come l’inno della città: “S’indattaraiu”. Per chi non è della zona la traduzione è cozzaro, mestiere simbolo del territorio. Un’attività che Mario, personaggio al centro del nuovo corto di Matteo Pianezzi, ha svolto con amore per tutta la vita ma che ora arrivato a 60 anni, vedovo e in grande difficoltà, non è più in grado di fare. Questa la sinossi del breve film presentato in anteprima assoluta al Mecal Festival di Barcellona e dalla Catalogna ha quindi iniziato il suo percorso che già prevede altre tappe in giro per l’Italia e l’Europa. «Spero presto – sottolinea Pianezzi – in una proiezione a Olbia perché è un lavoro fortemente legato alla città, partito da un’idea di mio padre che mi diceva di fare qualcosa sui cozzari. Per le riprese ci ha anche aiutato l’associazione mitilicoltori e appena ho pubblicato locandina e trailer sui social mi hanno scritto in tanti». Prodotto da Massimo Casula per Zena Film (col supporto della Regione, della Film Commission e del Ministero della Cultura), “S’indattaraiu” ha come protagonista Luciano Curreli. «Ci conoscevamo già da tempo – spiega il regista – e in tempi diversi abbiamo anche fatto la stessa scuola di recitazione a Roma. È un grande professionista e ho pensato subito a lui per interpretare questa parte. Il primo giorno di riprese purtroppo si è rotto una gamba e abbiamo dovuto aspettare alcuni mesi per tornare sul set».
Un personaggio che nel corto viene seguito da vicino, con la precisa scelta stilistica della camera a mano e dello schermo quadrato che restringe il campo dell'inquadratura e restituisce meglio lo stato d’animo che sta vivendo. Nel cast tra gli altri Mauro Addis, Jeniya Lukichova, Francesca Midulla, Enrico Firpo. Anche attore e produttore, Pianezzi si muove nelle diverse posizioni del fare cinema. «I miei amici e quelli che lavorano con me – racconta – dicono che da regista sono più tranquillo.Forse è il posto dove sto meglio, lo trovo meno stressante degli altri ruoli. Mi piace la libertà creativa che ti offre e la possibilità di collaborare con altri professionisti che portano il loro sguardo nel tuo progetto. Perché un film è un’opera collettiva, il regista ha una visione ma poi questa si traduce nella pratica grazie al lavoro di tutti gli altri che lavorano con lui».