Ilona Staller: «Marco Pannella il padre che non ho mai avuto. Giulio Andreotti mi invitò ad allungare i vestiti»
Cicciolina racconta la sua carriera tra il cinema porno e il Parlamento: «Io nata povera, orgogliosa di essere diventata deputata»
Volenti o nolenti, è uno dei simboli dell’Italia nel mondo. Come la pizza, la Lollo e Pavarotti. Ancora oggi, a quasi 40 anni da quelle elezioni choc che la portarono in Parlamento, Cicciolina - per quanto di nascita ungherese - è uno dei nostri marchi d’esportazione. E lei, Ilona Staller, oggi 72enne, ne è consapevole, anche se dalle sue parole traspare una certa nostalgia per il tempo che fu.
Signora Staller, da oltre 50 anni in Italia, pensa in italiano o in ungherese?
«Ancora oggi mi capita di fare sogni in ungherese. Ma quando parlo con mia sorella che sta a Budapest mi succede di doverle chiedere come si dice una parola. Sono qui dal 1971, a Budapest vado come turista».
Immagina mai a come sarebbe stata la sua vita se fosse rimasta a Budapest?
«No, però lì ero una fotomodella. Avevo un’agente anziana che mi pregava di non venire in Italia: ti farò diventare ricca, mi diceva. Io guadagnavo anche bene, mantenevo la mia famiglia, mi divertivo, avevo vari fidanzati, ma avevo voglia di vedere un paese diverso».
Che Italia era quella degli anni Settanta?
«Quando sono arrivata non sapevo se mi sarei fermata. Avevo una valigia e nient’altro. Non è che a casa avessi granché: da piccolina avevo vissuto una grande povertà. Qui in Italia per strada la gente mi sorrideva, erano tutti belli e belle, le discoteche erano piene di gente. Lì ho capito che non me ne sarei più andata».
Riccardo Schicchi sarà l’incontro che le cambierà la vita.
«Riccardo aveva lasciato l’università, girava con una Citroen che doveva continuamente portare dall’elettrauto. Era senza una lira. Io lo conobbi allora, abitava nella zona di San Godenzo a Roma. Mi cercò per Playmen: mi pagarono 200mila lire. Ai tempi per mantenermi facevo piccole parti in film importanti: “Cuore di cane” di Alberto Lattuada, “Vizi privati, pubbliche virtù” di Miklòs Jancsò...».
Nella “Liceale” si innamora di Gloria Guida...
«All’epoca ci fu qualche problema. Lo dissi al manager: “non capisco perché Gloria è così strana nei miei confronti”. E lui: “vede la minaccia bionda”».
Come nasce Cicciolina?
«A Radio Luna nel 1975 con Schicchi facevo “Voulez-vous coucher avec moi?”. Era uno spasso, in quelle trasmissioni potevo dire di tutto. Mi divertivo, mi rivolgevo direttamente al pubblico: cicciolini, volete venire a letto con me? Finita la diretta sotto la sede della radio arrivava un sacco di gente. E da lì è nato tutto: la copertina dell’Europeo, la tv con Walter Chiari e poi con quel meraviglioso uomo che è stato Enzo Trapani. Cantavo, ballavo, parlavo con gli ospiti come Riccardo Cocciante».
La svolta porno?
«Fu Schicchi a spingermi verso quel settore. Io venivo da un paese comunista in cui non esistevano né Playboy né Playmen, né le videocassette porno né erotiche. Quando Schicchi mi disse: “sai, ci sarebbero da fare scene un po’ così”. Io subito: “perché no?”. Avevamo una società, la Diva futura, lui faceva i contratti e guadagnavamo il 50 per cento a testa. O lui più di me».
Ha guadagnato tanto?
«Sì, e i soldi li ho reinvestiti in case».
Ha mai avuto dubbi sulla scelta di essere una pornostar?
«Dubbi no, perché io ho sempre avuto una grande passione per il sesso. Ricordo quando venivano attrici, magari dalla Francia, che non riuscivano a fare determinate cose. Io dicevo loro: “ragazze, queste sono scene importanti di cui non si può fare a meno”. Io invece le facevo con passione, perché mi piaceva».
L’altro incontro della sua vita, Marco Pannella.
«Andai io a trovarlo per una raccolta di firme. E lì nacque un rapporto che portò alla candidatura. Non avendo avuto un padre - il mio se ne andò quando avevo 3 anni e il mio patrigno è come se non lo avessi mai avuto - in Marco vedevo un papà. Lo adoravo e lui lo sapeva. Giovanni Negri era incazzato nero. Diceva: la Staller no. Invece ho fatto una campagna talmente bella... ricordo ancora in via del Corso a Roma seduta su un’auto rossa decappottabile con le tette di fuori, un gesù cristo che guidava e io che chiedevo di votarmi...».
Pensava di essere eletta?
«Io faccio sempre le cose con passione, con amore. Dormivo poco, mangiavo poco. Coinvolsi tutte le mie colleghe. Ramba non ce la fece, invece Moana Pozzi, più furba, era presente a tutte le conferenze stampa e fu così che diventò Moana».
Eravate amiche?
«Sì, ma ci vedevamo poco, eravamo sempre in giro. All’inizio nei suoi manifesti c’era scritto: raccomandata da Cicciolina. Perché il produttore non la voleva. Nei suoi primi spettacoli cantavamo e ballavamo insieme».
Che effetto faceva essere deputata a pochi metri dal Papa?
«Ho sconfinato il comune senso del pudore. Non andavo di certo in Vaticano a tette di fuori, ma mi battevo per la libertà sessuale, contro il nucleare, ero animalista. Mai avuto problemi».
I suoi rapporti con i leader?
«Non frequentavo politici al di fuori dei radicali. Una volta mi avvicinai a Giulio Andreotti per salutarlo e lui: “mi raccomando, le stoffe un po’ più lunghe”. E io: “non si preoccupi”. Ho sempre avuto vestiti su misura. È una cazzata che mi presentai mezza nuda in Parlamento».
Oggi per chi vota?
«Il voto è segreto».
Le piace Giorgia Meloni?
«Sarà il popolo che voterà a dire se ha governato bene, non è la Staller che può decidere».
E Orbàn?
«Non vivo più in Ungheria».
Negli ultimi anni ha fatto l’Isola dei famosi.
«Ho visto Vladimir Luxuria, brava. Ma Pier Silvio Berlusconi avrebbe dovuto prendere anche l’avvocato Luca Di Carlo».
Oggi lei fa serate in giro per l’Italia.
«Vado lei locali, quelli più friendly, chiacchiero con la gente, canto le mie canzoni. Ne ho a disposizione una cinquantina. C’è anche “Muscolo rosso”. Quando la cantai in tv in Francia c’era Pannella che rideva...».
Perché un biopic su Moana e su Rocco e non su Cicciolina?
«E chi le dice che non si farà?».
Che effetto fa essere sui libri di storia?
«Se dico la verità non mi cambia la vita, ma per me, venuta da Budapest, da una gioventù poverissima, essere arrivata in Parlamento è motivo di orgoglio».