La Nuova Sardegna

Olbia

Per “l’uomo della pioggia” cento anni di misurazioni

di Marco Bittau
Per “l’uomo della pioggia” cento anni di misurazioni

Aggius, il pluviografo della famiglia Vasa promosso Osservatorio storico secolare È ufficiale il riconoscimento dell’Organizzazione mondiale della meteorologia

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AGGIUS. L’uomo della pioggia si chiama Nicola Vasa, oggi come un secolo fa. In tutto questo tempo la sua famiglia ha custodito in casa, un palazzo storico di Aggius, un pluviografo rudimentale per misurare ogni giorno le precipitazioni piovose di quella che, a tutti gli effetti, è una delle prime stazioni meteorologiche della Sardegna. Dal 1919 a oggi, al primo osservatore, Nicola Vasa, è succeduta la figlia Caterina, e dopo di lei, il figlio di suo figlio Giovanni, un altro Nicola Vasa. Ed è proprio lui, il pronipote, ad annunciare un prestigioso riconoscimento: dopo 100 anni di pioggia, il piccolo osservatorio meteorologico della casa di Aggius, arricchito nel tempo di altre e ben più sofisticate e tecnologiche attrezzature, è stato censito e valutato, su proposta dell'Arpas, dall'Organizzazione mondiale della meteorologia. Così quel singolare attrezzo è diventato un Osservatorio storico secolare. L’uomo della pioggia, a suo modo, è entrato nella storia e per Aggius è un grande evento, come ha condiviso anche l’amministrazione comunale.

«Sono state premiate e riconosciute come un prezioso patrimonio storico e scientifico – dice Nicola Vasa – le stazioni meteorologiche che hanno compiuto 100 anni di vita, con continuità ininterrotta di rilevazione perfetta di dati sempre nello stesso sito. Il pluviografo ogni settimana scrive un diagramma delle precipitazioni, indicando quanto e come piove grazie a un termometro e pluviometro elettronico che con un’antenna comunicano i dati in tempo reale. Tutto alimentato da un pannello solare. Li ha installati prima l’ex Servizio idrografico della Regione e in seguito l’Arpas, subentrata nella gestione di tutti gli osservatori regionali». «Così – continua Vasa – è arrivato il certificato ufficiale dell’Organizzazione mondiale della meteorologia che, dalla sede di Ginevra, ha selezionato 232 Osservatori secolari nel mondo, solo dodici in tutta l'Italia, di cui due in Sardegna. Gli ultimi osservatori promossi sono sette: Venezia, Piacenza, Modena, Palermo, Montevergine, Carloforte e Aggius. Considerando il fatto che cinque di questi sono osservatori astronomici legati alle Università e che Montevergine è un'abbazia benedettina, Aggius invece è l’unico e solitario osservatorio di famiglia».

Nel 1919, subito dopo la tragedia della Grande guerra, Nicola Vasa accettò di far installare sul terrazzo di casa, allora il più alto del paese, una strana strumentazione. Un treppiede di metallo con un secchio di raccolta, un rubinetto e tre misure da litro, mezzo litro e decilitro. Era un pluviometro. Doveva misurare ogni giorno le precipitazioni piovose. Insomma, la casa era diventata una vera e propria stazione meteorologica. Così per più di 100 anni l'acqua piovuta dal cielo è stata pazientemente misurata, e con lei è passata attraverso il metallo del pluviometro la vita di diverse generazioni della stessa famiglia. Sul terrazzo panoramico del palazzo di pietra, sotto la cornice spettacolare dei monti di Aggius, è passato il tempo. Centinaia di stagioni della vita e della natura. «È passato il Novecento – ricorda romanticamente Nicola Vasa – con la seconda guerra mondiale, il dopoguerra e la monarchia, è arrivato un nuovo secolo e anche un nuovo millennio, e l'acqua scorre ancora nel vecchio secchio originario del pluviometro. Viene sempre misurata e registrata, sempre uguale ma mai la stessa. Poi prosegue il suo cammino, il suo destino. E come il tempo passato, "lu tempu paldutu", non torna più. Rimaniamo noi, nella casa della memoria, a vivere, ricordare e misurare sempre, ma non possiamo fermare il tempo. E neanche l'acqua. Lo insegnava il filosofo greco Eraclito di Efeso cinque secoli prima di Cristo. Perché tutto scorre, e non possiamo fare due volte il bagno nell'acqua dello stesso fiume».

@marcobittau. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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