La Nuova Sardegna

Oristano

Il caso

Potatura selvaggia nel percorso dell’Ardia di San Costantino: è polemica

di Maria Antonietta Cossu

	Sedilo, le potature a San Costantino
Sedilo, le potature a San Costantino

Il sindaco di Sedilo: «Interventi esagerati, ma non è stato il Comune a decidere». I volontari: «Non è vero»

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Sedilo Dopo una pausa durata qualche anno sarà riproposto il tradizionale pranzo di Pasquetta a San Costantino abbinato a una serie di eventi e attività, ma la cornice non sarà quella dei bei tempi andati a causa del radicale intervento di potatura recentemente eseguito nella corte. La manutenzione del verde operata lungo il percorso dell’Ardia e in altri punti dell’anfiteatro ha comportato la totale asportazione dell’apparato fogliare di una quindicina di lecci e l’impatto visivo ha fatto storcere il naso a tanti suscitando critiche e perplessità. Nella polemica si sono inseriti il rimpallo tra il sindaco e l’associazione Santu Antinu sulla paternità dell’iniziativa e la dura presa di posizione della minoranza.

Salvatore Pes ha dichiarato che il Comune e l’ufficio tecnico hanno assecondato una richiesta del Comitato garantendo un apporto in termini di risorse umane, ma i soci hanno negato qualunque coinvolgimento. «Sono state messe a disposizione della Santu Antinu gli operai e i mezzi della ditta specializzata attualmente impegnata nel cantiere verde nel pieno spirito di reciproca collaborazione, com’è spesso accaduto per interventi di altra natura nello stesso sito», ha affermato Salvatore Pes.

La versione non collima con quella del direttivo: «Non abbiamo titolo per prendere iniziative del genere e non abbiamo richiesto né disposto la potatura. Non rientra tra i compiti dei volontari che hanno già un gran daffare con i preparativi della festa e dell’Ardia – ha chiarito il presidente Angelo Porcu –, l’intervento è rientrato nel progetto di manutenzione del verde appaltato dal Comune». Quest’anno l’associazione ha inserito nel piano di lavoro anche la giornata di Pasquetta a San Costantino, ma la prospettiva di trovare un contesto naturale parzialmente modificato non ha impedito al presidente di usare toni comunque concilianti: «Se c’è stato un errore tecnico la cosa migliore sarebbe ammetterlo. Dopodiché, non c’è alcun conflitto con l’amministrazione, e sinceramente nemmeno comprendo il putiferio che si è scatenato in paese: se la ditta ha optato per quella soluzione posso solo prenderne atto perché non ho competenze specifiche», ha commentato Porcu.

Chi è entrata nel merito delle scelte e delle modalità di esecuzione è stata la minoranza, che ha esortato il sindaco a chiarire quale sia stato il ruolo del Comune e perché la tecnica della capitozzatura sia stata preferita ad altre meno impattanti. «È una soluzione fortemente sconsigliata nelle piante sempreverdi, a meno che non vengano attaccate dai parassiti, ma nel caso specifico le chiome erano in buono stato», hanno detto gli esponenti di Prospettiva Comune accusando il sindaco di essersi sfilato da ogni responsabilità nel momento in cui ha dichiarato che «Né il Comune né l’ufficio tecnico sono intervenuti in alcun modo, anche se qualche componente dell’amministrazione ha partecipato come volontario; la tipologia dell’intervento da adottare è stata decisa dalla ditta appositamente incaricata».

«Insomma, il Comune non sarebbe responsabile dello scempio pur avendo incaricato la ditta di eseguirlo. E qualche amministratore presente “a titolo volontario” durante le potature, non ne avrebbe deciso la modalità. È un po’ difficile da credere», hanno opinato Gianni Meloni, Graziella Carboni, Pietro Caria e Angelo Putzolu. E ancora: «Se, come sostiene il primo cittadino, l’intervento si è reso necessario per consentire una migliore visione dell’Ardia, sarebbe stato sufficiente un moderato sfoltimento della chioma. Ora le piante sono più esposte ad attacchi batterici e fungini e per almeno due o tre anni il santuario sembrerà un deserto, senza un filo d’ombra».

Salvatore Pes ha prontamente replicato che: «Non essendo il sito di pertinenza del Comune, la potatura non presupponeva un parere dell’amministrazione o dell’ufficio tecnico», mentre sulla tecnica adottata ha sostanzialmente condiviso i dubbi dell’opposizione. «Sono il primo a sostenere che la capitozzatura sia eccessiva – ha dichiarato –. Quegli alberi stavano crescendo a dismisura e richiedevano un intervento preventivo. A mio avviso sarebbe stato più corretto eseguire una potatura di riforma, sfoltendo la chioma per restituire aria e luce alle piante».

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