Case famiglia non autorizzate, 8 indagati
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Una delle case sequestrate. A lato il pm Porcheddu Dopo il blitz in due appartamenti l'inchiesta travolge il Centro di salute mentale della Asl
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SASSARI. Si allarga, fino a coinvolgere due psichiatri, un'assistente sociale e un collaboratore professionale del Centro di salute mentale della Asl, l'inchiesta della Procura - affidata ai Nas - su due appartamenti trasformati, secondo la magistratura, in strutture sanitarie residenziali non autorizzate e senza le condizioni di sicurezza. Il magistrato titolare dell'inchiesta ha chiesto al Gip una proroga per le indagini e notificato l'iscrizione nel registro degli indagati a otto persone. Le accuse vanno dalla concussione all'esercizio abusivo della professione. Nel registro degli indagati era già finita la presidente della cooperativa sociale Pitzinnos, Silvia Pilia, con l'accusa di aver realizzato, senza l'autorizzazione del Comune e della Regione, delle residenze per persone con problemi mentali. Con la richiesta di proroga di sei mesi delle indagini, depositata nell'ufficio del Gip, il sostituto procuratore Giovanni Porcheddu ha iscritto nel registro degli indagati altre sette persone. I giorni scorsi gli avvisi di garanzia hanno raggiunto quattro dipendenti della Asl e tre collaboratori della cooperativa finita al centro dell'inchiesta. Un nuovo avviso è stato notificato anche alla presidente. Nel fascicolo della Procura sono finiti ora il responsabile del Centro di salute mentale della Asl numero 1, lo psichiatra Antonello Pittalis, lo psichiatra Fabio Mario Fara, l'assistente sociale Rina Cadau e il collaboratore professionale sanitario Alessandro Riccio. Per tutti loro - in concorso con la presidente della cooperativa - l'accusa è di avere, di fatto, dato vita alle due residenze chiuse il 6 luglio scorso con un blitz mattutino dei carabinieri del Nas. Nel registro degli indagati, insieme a Silvia Pilia, sono finite ora tre sue collaboratrici. Si tratta di Maria Luisa Quinzio, Sabrina Gadau e Giovanna Marongiu. Tutte e quattro sono accusate di esercizio abusivo della professione. Silvia Pilia e Maria Luisa Quinzio - secondo la magistratura - devono rispondere, in concorso, anche di abbandono di persone incapaci e di lesioni. Per i due psichiatri, l'assistente sociale e il collaboratore della Asl, che avrebbero concordato il trasferimento di nove pazienti del Centro di salute mentale nei due appartamenti a cui sono stati apposti i sigilli, la Procura della Repubblica ravvisa anche il reato di concussione. I giorni scorsi, dopo l'istanza dei proprietari degli appartamenti che erano stati dati in affitto a cinque donne e a quattro uomini con problemi mentali ma comunque non interdetti, dalle due abitazioni sono stati tolti i sigilli. Dopo il bltiz dei Nas i pazienti erano stati trasferiti in strutture della Asl, scatenando il disappunto dei parenti delle persone che - a loro dire - avevano scelto di abitare insieme volontariamente per costruire un percorso di reinserimento nella società. I due appartamenti erano stati presi in affitto dalle nove persone sulla base di un piano concordato con il Centro di Salute Mentale. Subito dopo il bltiz la presidente dell'associazione sarda per l'attuazione della riforma psichiatrica, Gisella Trincas, era intervenuta schierandosi al fianco dei nove pazienti e chiedendo alla magistratura di considerare che esperienze di vita comune come quelle finite sotto la lente della magistratura esistono in altre parti d'Italia e che a questo tipo di percorso tendono le norme regionali e nazionali, ma anche le raccomandazioni dell'Europa e dell'Organizzazione mondiale della sanità. L'inchiesta della Procura era partita un anno fa dopo un tentativo di suicidio di uno degli ospiti. Il supplemento di indagini chiesto dal pm potrebbe portare a ulteriori sviluppi.