La Nuova Sardegna

«Suicidi?», le verità nascoste da Gardini a Castellari

Roberta Sanna
A sinistra una scena da «Suicidi?» dallo spettacolo di Bebo Storti in scena alle Saline
A sinistra una scena da «Suicidi?» dallo spettacolo di Bebo Storti in scena alle Saline

Saline, indagine su tre casi legati a Tangentopoli nello spettacolo di Bebo Storti

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 CAGLIARI. «Non hanno detto la verità su Ustica, figuriamoci ingannare un commissariato di provincia!». È la reazione di un ufficiale davanti alle incongruenze dell'indagine sulla morte di Sergio Castellari. Più avanti avrà uno sfogo vibrante. «Mi sento inadeguato perché mi sento onesto. Loro non lo sono». Eccome. Lo sfondo è quello di Tangentopoli. La documentazione, tutta verità, parola del giudice Mario Almerighi autore del libro omonimo da cui è tratto lo spettacolo. Funziona come le scatole cinesi «Suicidi?» in scena alle Saline. Apre un flash del febbraio 1993. Due poliziotti, un cadavere con le dita mozzate, di altezza inferiore a quella del direttore delle Partecipazioni Statali, nessuna impronta sulla pistola. A "fare" i poliziotti sono due cittadini che "giocano" a cercare la verità. A interpretarli sono gli strepitosi Bebo Storti e Fabrizio Coniglio che lo spettacolo l'hanno voluto, diretto e prodotto. Sempre per passione di verità. E che per passione teatrale saldano la mole di dati ed evidenze, insieme al clima di dubbi, sospetti e assurdità quasi comiche, in una commedia ricca di personaggi e battute folgoranti. In una ricostruzione giocata, con semplici cambi di cappello, sul filo dell'indignazione per verità ufficiali che non convincono. Nemmeno il villico di Sacrofano, il maggiordomo sardo, l'anatomopatologo. I flash si spostano a luglio con altri suicidi, ancora coll'interrogativo. Entrambi eccellenti, legati a Eni e Mani pulite. Sia Gabriele Cagliari, presidente dell'Eni deceduto in carcere con un sacchetto di plastica sulla testa, sia Raul Gardini, re della chimica ucciso da un proiettile alla tempia, hanno una lesione alla base cranica ed ecchimosi sul viso. E stavano per parlare con i magistrati. Come mai, si chiedono i due cittadini, le lettere d'addio a moglie e avvocato di Cagliari inviate con largo anticipo non hanno determinato interventi per evitare gli intenti suicidiari? Con quel suicidio la magistratura finisce sotto accusa. Diverte la farsa di interrogatori a guardie carcerari e compagni di cella. E mette dubbi. Così il corpo di Gardini portato via prima dell'arrivo della scientifica e messo in cella frigorifera, vanificando così l'autopsia. E il biglietto con la scritta «Grazie»? Risulterà di un anno prima. «Non si può uscire dal sistema». Chiude il gioco il più giovane: «ciao, papà. Sono stanco di giocare per trovare la verità». Cita «Sogna ragazzo» di Vecchioni. «E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte; ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte». Un bel giorno cambierà, fa eco Tenco, mentre scrosciano gli applausi.