«I sardi si accoppiano con le pecore». Villaggio fa esplodere un caso in tv
Mauro Lissia
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Paolo Villaggio durante il programma televisivo 11 gennaio 2012
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CAGLIARI. Non è un caso politico, ma a leggere le reazioni su agenzie di stampa e social network sembra che insieme alla crisi dell'industria metallurgica si sia abbattuta sulla Sardegna un'ondata razzista di taglio zoofilo. Tutto perché Paolo Villaggio, il celeberrimo interprete di Fantozzi e di film diretti da Fellini e Monicelli, ha rilanciato in tivù la vecchia battuta sui pastori sardi che se la farebbero con le pecore. Teatro del misfatto è lo studio di Brontolo, talk di informazione condotto da Oliviero Beha su Rai3, che nella puntata di ieri s'è occupato della Sardegna. Tema: la questione femminile ai tempi del governo Monti, con servizi nell'isola affidati all'inviata Chiara Zammitti. Villaggio era in studio, davanti a lui Alessandra Mussolini e politici vari. Il petardo è scoppiato quando il dibattito è scivolato sul problema della natalità: nell'isola nascono pochi bambini, meno che nelle altre regioni italiane. Prima che chiunque aprisse bocca Villaggio l'ha buttata d'improvviso: «Ma in Sardegna - ha detto - nascono pochi bimbi perché i sardi s'accoppiano con le pecore». Poi ha aggiunto: «Così mi hanno detto». Una battuta, chiaramente. Ma la notorietà di Villaggio e il tam tam televisivo-telematico l'ha trasformata in poche ore in un'affermazione letale, venata di razzismo sardofobico. Villaggio è famoso anche per i suoi paradossi dissacranti: in un programma radiofonico è arrivato a dire che madre Teresa di Calcutta era una donna «di una cattiveria pazzesca» riprendendo con più energia l'impressione espressa in un articolo dal grande Indro Montanelli. Ma quella volta nessuno tra i fedeli della santa missionaria colse nella boutade dell'attore il peso di un'offesa. In Sardegna è andata diversamente: sui network è partito il coro digitale degli insulti e già a metà mattina la casella di posta elettronica intestata a Brontolo era intasata di messaggi dove la protesta ha rapidamente lasciato spazio a richieste di dimissioni rivolte all'intero vertice Rai. Immancabili, i politici sardi hanno colto al volo l'occasione per diffondere quintali di sdegno secondo un rituale ormai invariabile: massimo allerta di fronte alle parole e formule di circostanza quando da affrontare ci sono i problemi veri. Arriverà anche una querela per diffamazione: un gruppo di pastori ha incaricato l'avvocato Annamaria Busia di presentarla immediatamente alla Procura di Roma, sede del programma. «Sono furibondi - ha riferito il legale - e c'è da capirli, immaginiamo se a subire un insulto del genere fossero stati i leghisti. Sarebbe nato un problema di Stato. Ma quando si tratta di cittadini sardi...». Al primo pomeriggio le agenzie hanno sentito Beha, che ha preso le distanze dal grande attore genovese: «Mi scuso doverosamente con chi si è sentito offeso dalla battutaccia di Paolo Villaggio - ha detto il giornalista - Prendo atto delle immediate e crescenti reazioni dell'opinione pubblica dell'isola e dei suoi vertici istituzionali. Se non ho risposto seriamente a Villaggio e a quello che disgraziatamente diceva, mentre la trasmissione trattava questioni serissime della Sardegna e del resto d'Italia, il motivo è uno solo: ho giudicato in diretta - e la mia espressione e il modo in cui sono andato oltre subito testimoniano della mia buona fede - che l'uscita di Villaggio fosse stata tanto infelice da meritare la sordina e niente di più». «Non intendevo dilatare tempo e attenzione per un'insensatezza offensiva mentre si parlava della natalità sarda, la più bassa d'Italia, con il massimo del rigore - ha concluso - Se la si considera una scelta sbagliata, magari senza aver visto il programma e solo di riporto, me ne dolgo ancora di più essendo tutto ciò l'opposto delle mie intenzioni».
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