La Nuova Sardegna

Sassari L’acqua delle cave dismesse per dissetare i territori disidratati dalla siccità. Una soluzione di emergenza per una situazione straordinaria. La proposta arriva dall’ex consigliere regionale Giovanni Satta, un passato da sindaco di Buddusò. Ed è proprio dal suo comune che potrebbe arrivare l’aiuto ai territori a secco. «Nell’ altopiano di Buddusò e Alà dei Sardi ci sono decine di cave di granito chiuse, che sono dei veri e propri laghi. Contengono milioni di metri cubi d’acqua. Pulita».

Satta suggerisce di pomparla con l’intervento della protezione civile e dell'esercito, fino all'alveo del rio sas Lapias. «Parliamo di strumenti in dotazione sia alla protezione civile che all’esercito – aggiunge Satta -. L’altopiano di Buddusò si trova a 650 metri sul livello del mare, la diga Maccheronis di Torpè a una centinaio di metri. Questo dislivello consentirebbe alle acque di scendere per caduta, riducendo significativamente i costi energetici del pompaggio». 

Alcune di queste grandi ferite del terreno hanno una profondità di 80 metri. «Una cava di Buddusò ha una potenziale disponibilità di acqua di un milione 200mila metri cubi. Penso che in situazioni di emergenza come questa sia opportuno valutare tutte le opzioni sul campo», sottolinea l’ex consigliere regionale. Indipendentemente dalla parte politica da cui arrivano. Satta è infatti un esponente del centrodestra. 

Questa operazione avrebbe altri due vantaggi. «L’acqua è assolutamente pulita e dopo 30 giorni le cave sarebbero nuovamente piene perché l’acqua che le alimenta sgorga quotidianamente e anche in maniera copiosa». Satta ha dato la sua disponibilità a mostrare i laghetti delle cave e si è messo a disposizione della giunta di Alessandra Todde, chiamata a gestire l’emergenza sanità.