La Nuova Sardegna

Chiesa

La messa in limba resta un sogno, dal Vaticano arriva un nuovo no

di Mario Girau
La messa in limba resta un sogno, dal Vaticano arriva un nuovo no

La motivazione: «Bisogna tenere conto della partecipazione dei fedeli»

3 MINUTI DI LETTURA





Sassari Ci vorrà almeno un anno e forse più, se tutto andrà bene, senza ritardi e pause estive, prima che passi di nuovo il treno, proveniente da Roma, con la messa in lingua sarda ben confezionata con nastri rossi e ceralacca timbrata dalla Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei sacramenti.

Sembrava che tutto fosse pronto per approvare, almeno a titolo sperimentale, dieci tipologie di messe da celebrarsi in logudorese o campidanese, invece i segnali in arrivo dal Vaticano dicono “No Bibbia sarda, no messa”. Sembra un espediente della burocrazia della Santa Sede per raffreddare l’entusiasmo – soprattutto di quelli della “Fondatione Sardinia” – e convincerli a rinunciare al sogno di “pregheus in limba”.

Ma non è così perché bastava leggere la quarta istruzione della Congregazione del culto divino ”Varietates legitimae”, emanata da Giovanni Paolo II trentuno anni fa, per scoprire che «la traduzione della Bibbia, o almeno dei testi biblici usati nella liturgia, è necessariamente il primo momento di un processo d’inculturazione liturgica». Confermata recentemente da un Decreto attuativo del 22 ottobre 2021 molto chiaro: «Una condizione basilare previa è l’esistenza della versione della Bibbia in una data lingua, approvata dalla Conferenza Episcopale. I testi della Sacra Scrittura sono infatti la fonte primaria e ineludibile della liturgia».

È questa la comunicazione principale portata dall’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, al convegno per la presentazione di un saggio di Bachisio Bandinu “Per una Chiesa sarda” .

Insomma, si deve tornare al punto di partenza. Riaprire il cantiere della traduzione di 46 libri del Vecchio Testamento e 27 del Nuovo Testamento e mettere un gruppo di esperti a lavorare con gran lena, eventualmente mettendo a punto anche un vocabolarietto per le espressioni liturgiche non bibliche.

«Se vogliono, i vescovi possono partire subito – dice don Antonio Pinna, docente emerito di Sacra Scrittura nella Facoltà teologica della Sardegna, nonché animatore del progetto ormai trentennale per la limba nella liturgia ufficiale – perché esiste una traduzione completa in logudorese della Bibbia di Gerusalemme fatta anni fa da Iscanu Uleri di Ploaghe».

Monsignor Baturi ha con grande chiarezza detto – sulla scorta delle norme vaticane – che «la preparazione della versione dei libri liturgici suppone un quadro valutativo che tenga anzitutto conto della lingua, delle sue prerogative e della sua diffusione, avendo uno sguardo rivolto al futuro prossimo del suo uso, a partire dal suo apprendimento da parte delle giovani generazioni. L’adozione nella liturgia di lingue vernacole deve tener conto, tra l’altro, che il criterio fondamentale è la partecipazione del popolo alle celebrazioni liturgiche e non convenienze di altro tipo». Cioè niente valori socio-identitari da conservare.

È compito della Conferenza episcopale sarda farsi carico – anche col ricorso ad esperti – del lavoro di traduzione in limba prima della Bibbia e poi della Messa. Poi bisognerà passare a Roma, alla Cei, per sentire il parere della Commissione Episcopale per la Liturgia e della Commissione per la Dottrina della Fede. Acquisiti questi due “via libera”, Bibbia e Messa in limba finiranno sul tavolo dell’assemblea della Cei, organismo che consente a tutti i vescovi, aventi diritto di voto, di condividere il loro compito di maestri del popolo di Dio: la preghiera liturgica, infatti, è la più chiara manifestazione di ciò che la Chiesa crede ed è tenuta a credere. Ultimo passaggio in Vaticano per la confirmatio.

I sostenitori del progetto Messa in limba sperano che anche la Regione batta un colpo per accelerare la traduzione del Libro sacro.

Primo piano
Il caso

Lavoro in cambio di voti, ecco chi è Maria Immacolata Orrù: tutte le inchieste

di Nadia Cossu
Le nostre iniziative