La Nuova Sardegna

25 Aprile

Comandante Cossu, il partigiano gallurese che liberò Piacenza

di Dario Budroni
Comandante Cossu, il partigiano gallurese che liberò Piacenza

Nato a Tempio, fu decorato anche dagli americani. Trovato un filmato inedito che lo ritrae nel 1944

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I capelli neri tirati all’indietro e l’aria sicura di chi sa bene che il corso della storia può andare solo in una direzione: verso la cacciata dei nazisti e l’annientamento dei fascisti. La grana grossa di una pellicola dimenticata regala dopo 81 anni il volto di un uomo con la divisa: si chiama Fausto Cossu, è sardo, fa il partigiano e le formazioni sotto il suo comando, qualche mese più tardi, avrebbero liberato la città di Piacenza. E quindi eccolo qui il combattente nato a Tempio Pausania che gli americani avrebbero poi decorato con la Bronze Star Medal. Non proprio uno qualunque, insomma. Classe 1915, tenente dei carabinieri deportato dai nazisti e poi fuggito sulle montagne, Cossu fu uno dei protagonisti della guerra di Liberazione nella zona del Piacentino e dell’Oltrepò Pavese.

In Sardegna la sua storia è praticamente sconosciuta, mentre a Piacenza è stata onorata con la Medaglia d’oro di benemerenza. Ma ieri, per la prima volta nell’isola, a ricordare la figura del comandante Cossu è stato un evento che si è tenuto al Cinema Odessa di Cagliari. Un incontro basato soprattutto sulla proiezione di un eccezionale filmato: una pellicola in bianco e nero, inedita e spuntata fuori dal vecchio archivio di una famiglia torinese, che ritrae un gruppo di partigiani nel piccolo paese di Romagnese, in Lombardia e al confine con l’Emilia. Ed è così che tra i vari combattenti – tutte figure di spicco della Resistenza della zona – si riconosce proprio lui, Fausto Cossu, il carabiniere venuto dalla Gallura che liberò un pezzo di Italia al comando della Prima divisione Piacenza delle Brigate Giustizia e Libertà, legate al Partito d’Azione e di orientamento laico e democratico.

Il ritrovamento L’appuntamento di ieri, organizzato in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, si intitolava “Il partigiano sardo Fausto Cossu in un filmato inedito del 1944”. A promuoverlo sono stati il Csc di Cagliari della Società umanitaria - Cineteca sarda, Superottimisti - Archivio regionale di film di famiglia e Issasco, con il patrocinio della presidenza del consiglio regionale e la collaborazione dell’Isrec di Piacenza, dell’Anpi di Cagliari e della Fondazione Home Movies. Un incontro durante il quale è stato proiettato il filmato, è stata raccontata la storia di Fausto Cossu e si è parlato anche del ritrovamento della pellicola. Un filmato amatoriale – fino a ieri proiettato soltanto una volta, a Romagnese nel 2024 – che arriva da un fondo filmico della famiglia Bianco e poi conferito all’Archivio Superottimisti di Torino, che lo ha infine messo a disposizione degli studiosi della Cineteca sarda. Ed è proprio qui che comincia una storia nella storia: una ricerca ricca di sorprese e colpi di scena appassionante quanto un romanzo giallo.

A raccontarla è Giulia Mazzarelli della Società umanitaria – Cineteca sarda. «Il fondo Bianco è composto da normali filmati di famiglia. La prima comunione e le gite fuori porta, insomma – spiega Mazzarelli, che ha un dottorato in storia moderna e contemporanea –. Ma esiste anche una bobina con un contenuto assolutamente dissimile dagli altri: infatti compaiono persone che sembrano essere proprio dei partigiani. Subito, dunque, abbiamo capito che potesse essere qualcosa di interessante. La famiglia Bianco, che è di Torino, non si spiegava il perché di quei partigiani nelle loro riprese. Non si sapeva nulla: né l’autore né il luogo in cui fu girato il filmato». Giulia Mazzarelli, quella pellicola, l’ha guardata e riguardata. L’unico indizio era una didascalia che parlava di un generico comandante Fausto. «Quindi ho cercato sul sito dell’Anpi il nome Fausto e mi sono imbattuta in lui, in Fausto Cossu, tra l’altro un sardo – prosegue Mazzarelli –. È stata una grande sorpresa. Ho visto che operava tra il Piacentino e l’Oltrepò Pavese e, in questo modo, ho avuto la possibilità di restringere il campo».

Nel filmato, datato 1944, compare un campanile, ma la pellicola è troppo sgranata. Più nitide, invece, le immagini che ritraggono un monumento ai caduti della Prima guerra mondiale. «Per caso, poi, mi sono imbattuta in un documento di 430 pagine dedicato ai monumenti presenti nell’area dell’Oltrepò Pavese – continua Mazzarelli –. Alla fine ho trovato quello corrispondente: il paese era quello di Romagnese. Corrispondeva anche il caseggiato accanto al monumento, poi diventato il municipio del paese». Mazzarelli ha così approfondito la sua ricerca, anche sul posto, e ha confrontato il filmato con il diario tenuto dall’allora parroco del paese, don Picchi. Individuato anche il possibile autore del filmato: si tratterebbe di un altro sacerdote, don Giuseppe Pollarolo, appassionato cineamatore che si unì alla Resistenza.

«Lo scorso anno abbiamo proiettato il filmato proprio a Romagnese – ricorda Mazzarelli –. È stato emozionante. Non solo è venuto tutto il paese, ma la gente è arrivata anche dai Comuni vicini. In tanti hanno riconosciuto i loro parenti partigiani. Familiari che sono stati poi intervistati. Così, a Cagliari, abbiamo proiettato anche le loro interviste. La ricerca, comunque, non è ancora conclusa: dobbiamo riconoscere ancora gli ultimi partigiani». Il comandante Fausto Cossu, padre di tre figli, nacque a Tempio da una famiglia tempiese. Prima di combattere i nazifascisti, era un ufficiale dei carabinieri. Laureato in giurisprudenza, nel 1942 prese parte alle operazioni dell’esercito italiano in Jugoslavia. Dopo l’8 settembre del 1943 finì nelle mani dei tedeschi e fu quindi deportato prima a Zagabria, capitale della Croazia, e poi a Kaisersteinbruck, in Austria. Riuscì a fuggire e, come base da partigiano, trovò le montagne del Piacentino: qui organizzò una formazione partigiana composta da carabinieri antifascisti e, più tardi, divenne comandante della Divisione Piacenza delle Brigate Giustizia e Libertà, dal punto di vista numerico la più forte della zona. Il 28 aprile del 1945, proprio il giorno in cui Benito Mussolini fu fucilato insieme a Claretta Petacci, il comandante Fausto Cossu liberò Piacenza. Appena finita la guerra, divenne il primo questore della città e, lasciata l’Arma dei carabinieri, si mise a fare l’avvocato. Restò nella città emiliana fino all’ultimo dei suoi giorni, il 16 aprile del 2005.

«Siamo molto commossi – confessa Fausto Cossu, il nipote del partigiano, anche lui intervenuto ieri a Cagliari –. Vedere mio nonno in un filmato del 1944 non è certo una cosa da poco. La guerra e la Resistenza hanno avuto un ruolo importante nella sua vita, tra l’altro in un luogo lontano dalla sua terra, la Sardegna. Parlava spesso della sua esperienza da partigiano. Era uno che non amava troppo le celebrazioni, anche se partecipava ai raduni e alle iniziative in occasione del 25 aprile. Riteneva semplicemente di aver fatto il suo dovere».

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