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Corte d’assise

Sassari, Alberto Picci: «Un impeto d’odio improvviso e incontrollabile, così ho colpito i miei genitori»

di Nadia Cossu
Sassari, Alberto Picci: «Un impeto d’odio improvviso e incontrollabile, così ho colpito i miei genitori»

In aula il racconto choc dell’imputato che nel 2022 uccise a Santa Maria Coghinas il padre con una fiocina e ferì la madre alla testa con un coltello

09 luglio 2024
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Sassari «Ho provato un sentimento di odio che non riconosco in me, un impulso che non ho mai avuto in 50 anni e che mi ha spinto a prendere il fucile da pesca dal borsone, arrivare sull’uscio del disimpegno e sparare contro mio padre che dormiva...».

Alberto Picci racconta in aula, davanti alla corte d’assise presieduta da Massimo Zaniboni (a latere Valentina Nuvoli) i dettagli agghiaccianti di ciò che accadde alle 4 del mattino del 27 aprile del 2022. L’uomo aggredì nel sonno entrambi i genitori (di origini cagliaritane) nella villetta a Santa Maria Coghinas dove passavano un periodo di vacanza: prima sparò con un fucile da pesca contro il padre Giuseppe (ingegnere civile di 68 anni), che poi accoltellò sul volto, e in seguito colpì alla testa con delle forbici la madre (Maria Giovanna Drago, 67 anni, funzionaria all’Inps).

Dopo alcuni giorni di coma farmacologico la donna aveva iniziato a riprendersi e a respirare autonomamente, in seguito anche il marito si era risvegliato e pareva rispondere alle cure. Ma dopo otto mesi aveva smesso di lottare ed era morto.

Il pubblico ministero Angelo Beccu aveva proceduto nei confronti di Alberto Picci inizialmente per il duplice tentato omicidio dei genitori. Lo scorso gennaio la corte d’appello di Sassari, per quel reato, ha confermato la condanna a 12 anni. La Procura aveva poi affidato al medico legale Francesco Serra l’incarico di eseguire l’autopsia e accertare eventuali correlazioni tra il decesso del pensionato e la brutale aggressione per mano del figlio. Accertamenti che hanno stabilito il nesso di causalità. Confermato anche ieri in aula dallo stesso medico Serra, sentito come teste del pm. Così come – sulla gravità dei traumi – ha illustrato gli esiti di una scrupolosa relazione l’altro consulente, la dottoressa Valentina Piredda che, in riferimento al 68enne, ha parlato di «pericolo di vita e quadro fortemente compromesso fin dal primo giorno».

«Mio padre era coperto dal piumone, probabilmente se lo avessi visto in volto non lo avrei colpito. Non avevo alcun motivo per fargli del male – ha detto Alberto Picci durante l’esame – ho sparato a caso, ho agito per coercizione, perché ero privo della mia integrità psico fisica».

Poi i particolari dell’aggressione: «Mio papà si dimenava nel tentativo di togliersi l’arpione, sono andato verso il cassetto delle posate, ho preso un coltello e gliel’ho infilato sotto l’occhio. Quindi sono andato nella camera in fondo dove c’era mia mamma e l’ho colpita. Lei si è alzata, è andata nella sala pranzo dove dormiva mio padre e si è seduta sul letto. Io ho chiamato il 112 e ho detto di avvisare il 118 perché avevo fatto un casino...».

L’avvocato difensore Claudio Mastandrea, ieri 9 luglio 2024, ha presentato alla corte due richieste di nuove perizie – psichiatrica e medico legale – entrambe rigettate. Nella prossima udienza è stata però disposta l’audizione della dottoressa Claudia Granieri che a suo tempo esaminò l’imputato.

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