Graziano Mesina, il latitante protetto dalla banda da Orgosolo a Bono e Desulo
Gli spostamenti nelle intercettazioni dell’inchiesta Monte Nuovo
Sassari I particolari sulla latitanza di Graziano Mesina, iniziata il 2 luglio 2020 a Orgosolo e finita il 18 dicembre del 2021 a Desulo, erano emersi dalle intercettazioni relative all’inchiesta della Dda di Cagliari denominata Monte Nuovo: una associazione per delinquere finalizzata al compimento di vari reati, dal traffico di droga al peculato alla corruzione. Dalle carte era emerso che la banda, di cui facevano parte elementi della criminalità orgolese, aveva organizzato e favorito la latitanza di Grazianeddu: in particolare il nipote di Mesina, Tonino Crissantu, e Nicolò Cossu “Cioccolato”. Il 15 agosto 2021, giorno in cui fu organizzato uno spuntino in una casa di campagna di Orgosolo, il nome di Graziano Mesina (latitante da più di un mese) viene fuori dalle intercercettazioni, dalla quali si deduce che il bandito si trova nascosto nelle vicinanze del suo paese.
Nei mesi successivi la latitanza si sposta nel Goceano. Il bandito trova alloggio in un ovile alla periferia di Bono. Qui il 16 novembre del 2021 va a prenderlo Mario Antonio Floris (imputato nel processo ndr). Sono le 11.48 quando Mesina entra nel cofano della sua auto. Floris si rivolge a lui dandogli del voi, per tutto il viaggio, in segno di rispetto.
FLORIS: conviene che vi sistemiate... abbiamo messo il vostro zainetto... mettetevelo sopra, mettetevi comodo... La destinazione è Desulo, Floris si ferma poco prima del paese: lascia la strada e imbocca un tratto sterrato: qui aiuta il latitante a scendere. MESINA: ...aspetta Mà, mi hai fracassato tutte le ossa! FLORIS: Non fatevi vedere, la strada è lì. Vi vedono, rimanete lì. MESINA: dove cazzo sono? FLORIS: a Desulo siete! Poco dopo Floris si allontana. Mesina sarà preso poco dopo da altri complici e portato in paese. Il primo rifugio a Desulo è in una casa tra via Repubblica e via Roma, dal quale viene spostato il 14 dicembre del 2021. Il 17 dicembre i carabinieri hanno la conferma della presenza di Mesina in quella abitazione: il bandito viene riconosciuto mentre chiacchiera con il padrone di casa Antioco Gioi al secondo piano della palazzina, Grazianeddu calza un cappello tipo zuccotto e dopo circa un’ora esce dall’appartamento ed entra in quello al primo piano.
Quasi contemporaneamente nella palazzina arriva Basilia Puddu, moglie di Antioco Gioi, con i suoi tre figli. In seguito alla cattura di Mesina, gli investigatori acquisiscono una serie di elementi dalle conversazioni tra gli indagati, dalle quali si evince il loro coinvolgimento e favoreggiamento nella latitanza. Dalle parole di Floris durante una conversazione con Anna Gioi si scopre che era stato programmato un nuovo spostamento di Mesina per il 28 dicembre. Non fecero in tempo perché i carabinieri il 18 dicembre fecero irruzione nella palazzina e arrestarono il latitante. I due padroni di casa hanno patteggiato la pena: tre anni per Antioco Gioi, 20 mesi per la moglie Basilia Puddu.